venerdì 15 dicembre 2017

ARCHEOTREKKING IN PERIFERIA: ALLA SCOPERTA DELLA RISERVA NATURALE VALLE DELL'ANIENE

Qualche settimana fa ho partecipato, assieme ad una cara amica, ad un interessante trekking archeologico organizzato dal Museo di Casal de' Pazzi di Roma in occasione della quinta edizione della "Settimana del Pianeta Terra".
Una passeggiata dalla lunghezza complessiva di circa 12 km che, partendo proprio dal museo ed addentrandosi nel cuore della Riserva Naturale Valle dell'Aniene, uno dei parchi urbani più variegati ed estesi della capitale, ci ha condotte alla scoperta di antichi ponti romani, siti preistorici ormai scomparsi ed incontaminati habitat naturali che mai avremmo immaginato di poter ammirare in quest'angolo della città.
Curiosi di conoscere l'itinerario nel dettaglio? Eccovi serviti! 😊

Paesaggi bucolici e pecore al pascolo all'interno della Riserva Naturale Valle dell'Aniene

Punto di partenza della nostra passeggiata è, come detto poc'anzi, il Museo di Casal de' Pazzi, moderno spazio espositivo situato nella periferia nord-est della capitale, a pochi passi dalla stazione Metro Rebibbia nel popoloso quartiere Ponte Mammolo.
Circondato da un curatissimo giardino pleistocenico, arricchito da specie botaniche e floristiche esistenti già 200.000 anni fa, l'edificio sorge al di sopra di un tratto dell'antico letto del fiume Aniene, riaffiorato per caso nella prima metà degli anni Ottanta durante alcuni lavori di sbancamento del manto stradale e scavato a più riprese fino al 2015, anno della sua definitiva apertura al pubblico.

Benvenuti al Museo di Casal de' Pazzi!

Considerato fin dalla sua scoperta uno dei più importanti giacimenti preistorici mai rinvenuti nell'area urbana di Roma, il sito di Casal de' Pazzi rappresenta l'unica testimonianza rimasta di una lunga serie di insediamenti, umani e faunistici, anticamente esistenti nella bassa valle dell'Aniene.
Ciò che lo differenzia dalle vicine località di MontesacroSaccopastore, Monte delle Gioie e Sedia del Diavolo, tuttavia, non è soltanto il fatto di essersi conservato fino ai giorni nostri in splendide condizioni, ma pure l'aver restituito, sepolti tra dune di ghiaia e massi arrotondati dallo scorrere del fiume, oltre 2.000 reperti fossili appartenenti a specie animali inimmaginabili nella campagna romana (una quarantina dei quali, consistente per lo più in zanne, denti e vertebre d'elefante, è custodita proprio all'interno del museo), un frammento di cranio umano e ben 1.700 strumenti in pietra utilizzati dai nostri antenati nella vita quotidiana.

Deposito pleistocenico racchiuso all'interno del museo; si intravedono, tra i massi arrotondati
dall'azione erosiva dell'acqua, zanne e altre ossa d'elefante

Visitato il museo e ammirati da vicino molari giganteschi ed altri incredibili reperti ossei, non rimane quindi che mettersi in marcia alla volta del vero obbiettivo del nostro "archeotrekking", ovvero la Riserva Naturale Valle dell'Aniene.
Attraversata da una ricca rete di sentieri e stradine sterrate percorribili sia a piedi che in bicicletta, la riserva si estende su una superficie complessiva pari a circa 650 ettari, inglobando al suo interno non soltanto il tratto finale del fiume Aniene, ma pure molti dei quartieri oggi esistenti nel quadrante nord-orientale della città.

Segnaletica all'interno della Riserva Naturale Valle dell'Aniene

Incamminandosi dal parcheggio antistante il museo, raggiungere il più vicino punto d'accesso all'area protetta è semplicissimo: basta infatti percorrere via Egidio Galbani per qualche centinaio di metri e, una volta arrivati di fronte all'imponente sede della Terna, attraversare al semaforo e proseguire lungo via Attilio Benigni, fino ad incrociare una stradina senza uscita, via Vincenzo Lodigiani, al termine della quale l'asfalto lascia spazio al percorso vero e proprio all'interno del parco.

Passeggiando lungo il sentiero che ci condurrà sino al Ponte Nomentano

Se la prima parte della passeggiata si svolge così, lungo una polverosa stradina sterrata ai lati della quale greggi di pecore pascolano tranquilli e colorati casali di campagna fanno capolino tra cespugli di more e piccoli orti urbani, man mano che ci si addentra nel cuore della riserva il paesaggio si fa sempre più bucolico, e il grigio del cemento scompare assorbito dal verde sfavillante di prati e querce secolari.

Pecore al pascolo all'interno dell'area protetta

Nonostante ad una prima occhiata possa sembrare di trovarsi in un parco cittadino come tanti, per rintracciare le origini di questo territorio dobbiamo in realtà fare un balzo indietro nel tempo di oltre 300.000 anni, quando il complesso vulcanico dei Colli Albani - conosciuto anche col nome di Vulcano Laziale - durante una delle sue violente fasi eruttive invase il bacino dell'Aniene, dando vita ad un'estesa valle fluviale caratterizzata da ampie aree di impaludamento e basse colline tufacee.
Di lì a breve, fecero quindi la loro comparsa animali come l'elefante, l'ippopotamo, il rinoceronte, il lupo, il cinghiale, il cervo e tantissime specie di uccelli acquatici, finché l'ambiente non cominciò pian piano ad animarsi grazie al passaggio di piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi, in grado di risalire il corso naturale del fiume semplicemente seguendo gli spostamenti giornalieri delle mandrie.

Passeggiando lungo la sponda destra del fiume Aniene, in un tripudio di salici, frassini ed altre
specie tipiche degli ambienti fluviali

Ad occuparsi della tutela di questa incredibile area naturale, dove a farla da padroni sono larici centenari, romantici salici piangenti ed intricati (ma bellissimi!) canneti, è, dal 1999, la Onlus "Insieme per l'Aniene", cui si deve una fitta serie di interventi finalizzati da un lato alla manutenzione dei sentieri ciclopedonali che si snodano all'interno della riserva e dall'altro alla salvaguardia delle emergenze storiche ed ambientali dislocate lungo il tratto urbano del secondo fiume di Roma.

Meraviglioso canneto in prossimità del corso dell'Aniene

Riemersi dal groviglio di rovi in prossimità di via Favignana (il sentiero termina di fronte ad una palestra, quindi impossibile non riconoscere il punto in cui svoltare), non rimane che dirigerci verso l'ultima tappa del nostro archeotreokking, vale a dire il maestoso Ponte Nomentano, raggiungibile in una quindicina di minuti di cammino percorrendo via Monte Tomatico fino all'altezza di piazza Cimone, ed una volta qui imboccando prima via Cervino e poi via di Monte Sacro fino all'incrocio con via Nomentana.

Palazzi che si ergono al di sopra della vegetazione nell'ultimo tratto del percorso poco prima
di uscire dalla riserva

Menzionato per la prima volta dallo storico bizantino Procopio di Cesarea, che nella sua "Storia delle guerre di Giustiniano" ricorda come, durante il conflitto gotico, tutti i ponti costruiti sull'Aniene furono fatti abbattere per ordine del re degli Ostrogoti Totila, il ponte Nomentano è senza dubbio uno dei monumenti più eleganti e scenografici tra quelli conservatisi nel III° Municipio della capitale.
Eretto nel punto esatto in cui la via Nomentana superava il fiume Aniene, in un territorio anticamente attraversato da pastori e mandrie transumanti verso il mare (come testimoniano la clava e la testa bovina, entrambi simboli di Ercole, raffigurate sulla chiave di volta di uno dei suoi archi), si tratta di uno dei pochi ponti pedonali rimasti in città, caratterizzato da un grande arco in travertino di epoca romana e da una struttura portante più tarda molto simile per forma ad un piccolo castello.

Arrivo al Ponte Nomentano

Datato al I secolo a.C. in base ad uno studio effettuato sul tipo di tecnica edilizia adoperata nella sua realizzazione, dopo essere stato ricostruito per volontà di Narsete, comandante di Giustinano, al termine della guerra greco-gotica, il ponte fu ristrutturato diverse volte nel corso dei secoli, prima ad opera di papa Adriano (772-795), che ne fortificò la struttura aggiungendovi due piccole torri, e poi da Nicolò V (1447-1455), cui sono riconducibili la merlatura sommitale e lo stemma papale incastonato su uno dei due fronti d'accesso.

Dettagli del ponte

Affacciandosi da una delle arcate del ponte è possibile godere, soprattutto nelle giornate di sole e cielo terso, di scorci sull'Aniene che nulla hanno da invidiare a quelli ammirabili da più blasonati ponti capitolini, vedute ritratte da generazioni di pittori che valgono da sole tutti i chilometri (ben 6!) macinati per arrivare fin qui.

Scorci che sembrano dipinti affacciandosi dal Ponte Nomentano

INFORMAZIONI PRATICHE:

Il Museo di Casal de' Pazzi si trova a Roma in via Egidio Galbani 6, ed è visitabile gratuitamente su prenotazione (il numero da contattare è lo 06/0608) dal martedì al venerdì dalle 9.00 alle 14.00 e nel fine settimana dalle 10.00 alle 14.00.
Durante tutto l'anno, il museo organizza laboratori didattici e visite guidate riservati alle scuole di Roma e provincia, nonché diversi "trekking urbani" (come quello di cui vi ho parlato in questo post) alla scoperta di angoli nascosti ma incredibilmente ricchi di storia della periferia della capitale. Per maggiori informazioni su attività o eventi in programma, scrivete a info@museocasaldepazzi.it, oppure chiamate il numero 06/671077007 (attivo solo durante l’orario di apertura del Museo).

2 commenti:

  1. Vedi che avete delle bellissime cose anche a Roma? Fantastico Giro: una bellissima camminata tra natura e storia :)

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    1. Meno male che ci sono dei posti così verdi, altrimenti la mia "sopravvivenza" in città sarebbe davvero dura ;-)

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